Tre Lune

sec. XVIII/XIX

Coppia di forme gemelle in controparte.
Questa famiglia di forme da carta presenta, su una metà del foglio, tre mezze lune di grandezza decrescente. Si tratta della filigrana “tre lune”, detta a anche a “tre crescenti”, di origine veneta, diffusissima sin dal secolo XVI e prevalente sul mercato arabo tra il XVII e il XIX secolo, con larghe attestazioni in Africa, nelle aree dell’Impero Ottomano e in Siria. Una simile produzione presso i Magnani dovette coincidere con l’abbassarsi della qualità della carta veneta a partire dalla seconda metà del Settecento: ad essa la carta pesciatina si sovrappose con successo nei mercati arabi. Esempi di carte Magnani così filigranate si trovano in manoscritti nigeriani, mentre gli inventari e i carteggi dell’Archivio Storico Magnani ne confermano, soprattutto per la metà dell’Ottocento, la costante produzione e commercializzazione. 

Misure

Altezza: 38 cm
Larghezza: 50.1 cm
Profondità: 4.5 cm

Ulteriori misure

Portata (distanza tra i filoni):
FC 82: 3,3 cm
FC 158: 34 cm

Riferimenti

Codice inventario museo: FC 82; FC 158
Codice catalogo nazionale: 0900783883; 0900783929

Materia e tecnica

Tela metallica in bronzo fosforoso (tessitura)
Filigrana in chiaro: rame e filo di rame argentato (piegatura e cucitura)
Telaio in cipresso e pino silvestre (piallatura)

Notizie Storico Critiche

Origine della filigrana e iconografia

La filigrana“tre lune” accomuna  le forme con inventario 28, 82, 510, 532, 154, 507, 156, 158, 156, 158, 165, tutte di dimensioni pressoché sovrapponibili (cm 50x40). Questa fabbricazione va inquadrata nell’ambito di contatti commerciali con i paesi africani e mediorientali, le cui manifatture avevano progressivamente abbandonato a partire dal XV/XVI secolo la produzione di carta, per volgersi, con desiderio vivo e costante, ai mercanti della Penisola e, in particolar modo, a quelli veneti – da sempre protagonisti anche in altri settori commerciali di assidui scambi con culture non cristiane. Furono infatti i territori degli attuali Veneto e Friuli, nonostante le frequenti imitazioni – francesi per esempio –,  a detenere il monopolio sulla produzione di questa carta, non mancando di marcarla con i nomi delle famiglie dominanti: tra queste, a partire dal Settecento, brilla la ditta fondata dal pordenonese Andrea Galvani (Mattozzi 1996, Walz 2011, Biddle 2017). È interessante specificare che l’immagine delle tre lune si radicò facilmente nei territori arabi proprio perché, a differenza di altri simboli cristiani presenti in carte europee e disturbanti per le popolazioni di fede musulmana, si configurava come iconografia “neutra” (Jeppie-Diagne 2008). Di fatto la carta “tre lune” non corrispondeva a un marchio, ma a un tipo di carta resistente ed economica, solitamente da scrivere o da stampa, con dimensioni pressoché coincidenti col formato genovese (46x 33 cm, oppure 48 x 35 cm). Nel corso di almeno due secoli essa raggiunse il Levante e il Nord Africa (dove Tripoli era diventata la città dei principali scambi tra i due mondi), partendo dai porti di Trieste, Genova e, con particolare traffico nel corso dell’Ottocento, Livorno: da quest’ultima città prendeva il largo la carta toscana, con in testa quella pesciatina dei Magnani. Se infatti, nel 1779 il console di Aleppo segnalava l’inferiorità della carta “tre lune” veneta rispetto a quella proveniente da Livorno, ennesima voce preoccupata nel contesto dello scadimento della qualità della carta veneziana segnalato da una serie di documenti già dagli anni ’60 del Settecento (Mattozzi 1994), non è difficile immaginare che Magnani abbia avuto buon gioco nel mettere in commercio la propria, imitandone il marchio destinato storicamente “per il Levante”.  

Rapporto con i Magnani e Diffusione

Non stupisce allora che esemplari di carta con filigrana “tre lune” e iscrizioni legate alla ditta Magnani siano state individuate in manoscritti religiosi di alcune città nigeriane: a Jos e Kaduna fogli dei primi decenni dell’Ottocento presentano le iscrizioni “L. MAGNANI”, talvolta abbreviato e la contromarca “AL MASSO”, isolati o in combinazione con le lune; mentre “GM” con le tre lune si incontra nel 1862 (si ringrazia Terence Walz per la gentile condivisione). Mentre in quest’ultimo caso non si hanno difficoltà a riconoscere nel monogramma l’imprenditore Giorgio Magnani, permangono invece dubbi sulla personalità di “L. Magnani”, del quale si può tuttavia affermare che era certamente attivo a Pescia visto che, nel report del Serristori sulle cartiere attive nel 1840, viene segnalata una cartiera degli “eredi L. Magnani” (Serristori 1842).

L’enorme diffusione nel corso dei secoli di carte con tre lune, spesso prive di specifici segni caratterizzanti di un luogo o di una ditta di produzione (le stesse forme presenti in collezione Magnani ne sono prive) impediscono, in genere, di rintracciare fogli filigranati che possano dirsi certamente combacianti con una forma Magnani in nostro possesso. Tuttavia, analizzate le forme e rilevate le carte Magnani nei manoscritti africani, vale infine la pena di aggiungere un terzo fondamentale tassello per la ricostruzione della storia di questa famiglia: quello dell’archivio storico magnani, che permette di contestualizzare le forme presenti nella collezione pesciatina. 

Nel 1813, in periodo francese, il sindaco di Pescia Marcello Flori invia, su richiesta del Ministro dell’Industria francese, una importante relazione sull’andamento dell’industria cartaria pesciatina, grazie alla quale disponiamo del prezioso elenco dei tipi di carta prodotti dalle cartiere di Pescia – che in quel momento erano per metà di proprietà dei Magnani. Tra le molte varietà, compare nell’elenco anche la carta “tre lune per il Levante”, di prima, seconda e terza sorte (Sabbatini 1990). Dobbiamo poi fare un salto al 1827 per avere una ulteriore attestazione sui tipi di carta prodotti dai Magnani, tra cui può rilevarsi nuovamente la carta “tre lune”: si tratta della Relazione Calamari, fondamentale per avere contezza di tutto il patrimonio Magnani alla data della morte di Agostino. Questa produzione “per il Levante” dovette continuare costante per tutto l’Ottocento, se tra i fogli dei copialettere dell’Archivio Storico Magnani ne troviamo esplicito riferimento, ad esempio, negli anni 1861, 1868 e 1869 (rotta Livorno-Tunisi o Livorno-Alessandria d’Egitto) o ancora nei primi anni del ’80 dell’Ottocento. 

Marta Maria Caudullo 2022

Note

Lo studio delle collezioni Magnani è stato affiancato da una sistematica, seppur, inevitabilmente, non esaustiva, consultazione dell'Archivio Storico Magnani di Pescia. L'inventariazione di questo ingente fondo archivisico è in corso di completamento; si indicano pertanto le unità con le segnature provvisorie.

BIBLIOGRAFIA RIFERIMENTI

L. Serristori, La statistica d’Italia, Firenze 1842

R. Sabbatini, Di bianco lin candida prole: la manifattura della carta in età moderna e il caso toscano, Milano 1990

I. Mattozzi, Le filigrane e la questione della qualità della carta nella Repubblica Veneta della fine del '700: il caso delle carte filigranate esportate nell'Impero Ottomano, in “L’Ateneo Veneto”, 1994

S. Jeppie, S. B. Diagne, The meanings of Timbutktu, Cape Town 2008

A. Gacek, Arabic Manuscripts. A vademecum for readers, Boston 2009

T. Walz, The Paper Trade of Egypt and the Sudan in the Eighteenth and Nineteenth centuries and its re-export to Bilād As Sūdān, in G. Krätli, G. Lydon, The Trans-Saharan Book Trade, Leiden/Boston 2011

S. Lazzeri, N. Macchioni, L. Sozzi, Indagini diagnostiche sulle forme da carta del Museo della Carta di Pescia in "Istituto Storico Lucchese Sezione Pescia-Montecarlo/Valdinievole", n. 13, 2014, pp. 27-38

M. Biddle, New Strategies in Using Watermarks to Date Sub-Saharan Islamic Manuscripts, in A. Brigaglia, M. Nobili, The Arts and Crafts of Literacy, Berlin 2017