Stemma famiglia Cini/Al Masso

sec. XIX, terzo quarto

Coppia di forme gemelle in controparte.
I due grandi nomi della carta toscana dell’Ottocento – Cini, con lo stemma, e Magnani tramite il solo marchio “AL MASSO” – si trovano appaiati sulla stessa forma. La presenza, in numero peraltro rilevante, dello stemma Cini sulle forme Magnani solleva la non semplice questione delle collaborazioni tra cartai, che si può, nella fattispecie, provare a risolvere ipotizzando un rapporto di reciproco scambio e supporto, dove, volgendosi i Cini, sin dai tempi di Tommaso e Bartolomeo, ad abbandonare progressivamente la tradizionale manifattura della carta, i Magnani si dovettero impegnare nel rappresentarli per mezzo di prodotti cartari non più praticati dagli imprenditori di San Marcello. L’Archivio Magnani ci dà qualche riferimento importante, consegnandoci un fitto carteggio a partire dal 1879.

Misure

Altezza: 36.4 cm
Larghezza: 49.4 cm
Profondità: 4.4 cm

Ulteriori misure

Portata (distanza tra i filoni)
FC 376: 2,5 cm
FC 461: 2,8 cm

Riferimenti

Codice inventario museo: FC 376; FC 461
Codice catalogo nazionale: 0900784072; 0900784139

Materia e tecnica

Tela metallica in bronzo fosforoso (tessitura)
Filigrana in chiaro: rame e filo di rame argentato (piegatura e cucitura)
Telaio in cipresso e abete rosso (piallatura)

Notizie Storico Critiche

Origine della filigrana e iconografia

Questa famiglia di forme da carta è caratterizzata dalla filigrana con lo stemma della famiglia Cini di San Marcello Pistoiese, così come pubblicato per la prima volta da Domenico Cini nel suo volume del 1736.
Possono individuarsi due sottogruppi. Nel primo, quello in oggetto, (invv. 348, 376, 407, 588, 410, 428, 461, 627, 526, tutte di formato pressoché identico, e la 358) compare lo stemma Cini con la stella a sei punte entro uno scudo con al di sotto un ramoscello di ulivo e uno di rovere, con in basso la dicitura “G.C. Cini” su una metà della forma, mentre, sull’altra metà, la contromarca “AL MASSO”.
Nel secondo sottogruppo (invv. 50 e 573 – presumibilmente forme gemelle –, 574 e 488 – anch’esse crediamo, gemelle – e 590) le forme presentano lo stesso stemma, su un lato, e, sull’altro lato, l’iscrizione “G.C.CINI”.
Grazie al fortunato avvio, intorno al 1807, della cartiera Stella da parte dei fratelli Giovanni (1778-1844) e Cosimo (1785-data incerta), i Cini di San Marcello Pistoiese diventano, parallelamente ai Magnani e non lontano da essi, una forza trainante dell’industria cartaria toscana del XIX secolo.
Negli anni Venti dell’Ottocento, dopo aver poco a poco chiuso le diverse manifatture originarie sul torrente Limestre (salvo tre che rimasero attive fino al 1839), Giovanni, a nome della Società costituita fra lui e il fratello, avanza richiesta di una concessione per impiantare sul fiume Lima una più grande e moderna cartiera, attiva già dal 1822. Sin dai primi decenni di attività, i Cini si distinguono per una spiccata passione e propensione per le moderne tecnologie, osservate sempre con attenzione nelle produzioni estere. Furono così i primi a introdurre, negli anni Venti, il cilindro olandese mentre, con l’apporto degli eredi dell’azienda, Bartolomeo (1809-1877) e Tommaso (1812-1852), studiarono e introdussero (modificandole ad hoc) nuove macchine dall’Inghilterra, capaci di incrementare la produzione. Il primato spettò ai Cini anche per l’acquisto e l’utilizzo, intorno al 1836, della “macchina senza fine”, strumento rivoluzionario che valse loro, per il “perfezionamento nella fabbricazione della carta”, la medaglia d’oro alla Prima Esposizione dei prodotti delle Manifatture Toscane svoltasi a Firenze nel 1838 (sono anni in cui i Magnani difficilmente figurano, non distinguendosi particolarmente per avanguardia tecnologica, come si dirà più avanti).
Negli anni Quaranta, “Gio. e Cosimo Cini tengono in San Marcello tutto ciò che riguarda l'amministrazione della fabbrica della carta, e di quella de’ panni feltri, non meno che i magazzini di generi necessari per tali manifatture” (Repetti 1843), mentre nei decenni centrali Bartolomeo e Tommaso proseguono, l’uno sul piano economico-finanziario, l’altro su quello tecnico e produttivo, la fortunata gestione delle cartiere, basandosi sulla ferma convinzione della necessità di guardare al futuro, aprendosi ai progressi della tecnica e della chimica.

Rapporto con i Magnani

Proprio su questo tema è importante soffermarsi, anche in relazione a quanto parallelamente facevano i Magnani: emblematico è il caso della Relazione compilata da Bartolomeo Cini e Carlo Alberto Avondo in occasione della loro visita alla Esposizione Internazionale di Londra del 1862 in qualità di “commissari speciali”. A fronte di una manifattura europea che desta meraviglia (“meravigliosi” sono i prodotti della “macchina da far carta senza fine”, “per qualità e quantità”), sono molti gli espositori italiani degni di lode – tra cui, ottenendo una menzione, si distingue anche Giorgio Magnani – ma allo stesso tempo, come nota la Relazione, ancora fermi all’utilizzo di una tecnica – quella della carta a mano – antica di secoli. Ne consegue, da parte dei due “Cavalieri”, un necessario e sentito invito ai cartai italiani ad aggiornarsi e la forte percezione di un destino di declino per la manifattura artigianale, che avrebbe per forza di cose ceduto il passo alle nuove tecnologie (Sabbatini, 1990).
Le previsioni di Cini e Avondo erano senz’altro fondate ma non del tutto corrette (come d’altronde possiamo constatare ancora ai nostri giorni, semplicemente pensando all’Impresa Enrico Magnani Pescia).
I Magnani infatti erano parte costitutiva e preponderante del distretto cartario dell’area pesciatina, il quale, insieme a Villa Basilica, proprio negli anni della Relazione di Cini e Avondo stava “dando vita alla più cospicua concentrazione di cartiere dell’intero territorio nazionale”, con “fabbriche di dimensioni molto ridotte e dotate di attrezzature tradizionali, risultato di uno sviluppo storico che aveva privilegiato un modello di piccola imprenditoria diffusa, di tipo familiare” (Sabbatini 1990).
Alla luce di quanto detto finora si può allora tornare alle nostre forme, chiedendoci il motivo per cui su dei prodotti Magnani si trovi lo stemma di un’altra famiglia di cartai. Una collaborazione tra Magnani e Cini, nel senso di condivisione di competenze, potrebbe già ipotizzarsi sin dalle origine della Stella, considerando che, al momento dell'impianto della prima fabbrica sul Limestre, nel 1807, tra gli artigiani coinvolti nelle prime mosse dell'attività dei Cini, ve ne erano ben cinque chiamati da Pescia, dove Giorgio Magnani Senior aveva già fondato da qualche decennio il suo impero della carta a mano (Si ringrazia A. Ottanelli per la gentile condivisione di informazioni in merito ai Cini). Questo è dunque il contesto nel quale può spiegarsi la presenza rilevante di forme con filigrana Cini presso la collezione Magnani, da risolvere ipotizzando un rapporto di reciproco scambio e supporto che dovette continuare per decenni. Tale dovette essere specialmente quando i Cini, almeno dai tempi di Tommaso e Bartolomeo, alla metà del secolo, si volsero ad abbandonare progressivamente la tradizionale manifattura della carta e i Magnani si dovettero impegnare nel rappresentarli per mezzo di prodotti cartari non più praticati dagli imprenditori di San Marcello.
L’Archivio Magnani ci fornisce allora qualche riferimento importante, consegnandoci un fitto carteggio a partire dal 1879 (ASMP, Sezione Ammministrazione, serie Copialettere, gen-maggio 1879/febbraio 1880). D’altronde, l’inizio della collaborazione cui queste forme da carta sono testimoni non dovette collocarsi molto prima, dato che le iniziali sulla forma, “G.C.CINI”, senza la “&” che in filigrane precedenti si riferisce ai due su menzionati fratelli Cosimo e Giovanni, stanno per Giovanni Cosimo Cini (1840-1930), figlio di Bartolomeo (proprietario della cartiera della Lima dal 1867 al '77). Giovanni Cosimo collaborò con il padre nella direzione della cartiera (fu per sua iniziativa che nel 1872 si introdusse la pasta di legno) e, alla sua morte, nel 1877, gli successe sia nella direzione, che in altri rilevanti ruoli politici e amministrativi.
I primi contatti tra Enrico Magnani e la famiglia Cini, emersi dalle lettere conservate presso l’Archivio, si rintracciano tra 1879 e 1880, sebbene non sia possibile riscontrarvi una linearità sia perché in alcuni fogli l’inchiostro è illeggibile sia, soprattutto, perché pare di comprendere dagli accenni che vi si fanno, che i rapporti avvenissero mediante comunicazioni “a voce”. Gli scambi, cordialmente amichevoli, fanno intendere una collaborazione specie sul versante delle materie prime (come pasta di legno, carniccio, ecc.), mentre con l’intensificarsi delle lettere negli anni ‘80 dell’Ottocento emergono nuovi aspetti dei rapporti commerciali: in una lettera del 1881 (ASMP, sezione Amministrazione, serie Copialettere, 1880/1881), Enrico comunica a Cini di aver lasciato “come sapete” la cartiera di Gello e due cartiere degli eredi Magnani, e di avere “in deposito a Roma nei vostri magazzini risme 32 di carta a mano”.

Diffusione

Carte filigranate che possono accostarsi alla nostra forma si segnalano nel repertorio del Corpus Cartharum Italicarum, dove è inventariata una metà di foglio con stemma Cini al di sopra dell’iscrizione “G.C. CINI”, identica quindi alla metà della forma Magnani con “AL MASSO” sulla seconda metà. La scheda del Corpus non indica la data del foglio ma, sulla scorta della cronologia della conduzione della Cartiera da parte di Giovanni Cosimo, ne riporta la datazione a un periodo successivo al 1877. Su un’altra metà di foglio (repertorio online Memory of paper), questa volta frammentaria, si riscontra la metà superiore dello stemma Cini, mentre, sull’altro lato del foglio, vi si legge la contromarca “G. & C. Cini”: questa volta la datazione, ricavabile dal contenuto del foglio, va agli anni tra il 1827 e il 1854 (periodo confermato d’altronde dalla presenza della “&” in filigrana). Mentre per questo secondo caso è impossibile dire, vista la cronologia precoce e la differenza della sigla rispetto alla nostra forma, che la cartiera di fabbricazione fosse quella dei Magnani, è invece plausibile che questo sia il caso della metà di foglio vergato del Corpus Chartarum.

Marta Maria Caudullo 2022

Note

Lo studio delle collezioni Magnani è stato affiancato da una sistematica, seppur, inevitabilmente, non esaustiva, consultazione dell'Archivio Storico Magnani di Pescia. L'inventariazione di questo ingente fondo archivisico è in corso di completamento; si indicano pertanto le unità con le segnature provvisorie.

BIBLIOGRAFIA RIFERIMENTI

E. Repetti, Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana, ad vocem San Marcello, Firenze, vol. 5, 1843

B. Cini, C. A. Avondo, Relazione dei Sigg.ri Cavalieri B. Cini e C. A. Avondo, Carta e cartoleria, Torino 1864

N. Farina Cini, La famiglia Cini e la cartiera della Lima (1807-1943), Firenze 1947

N. Danelon Vasoli, voce Bartolomeo Cini inDizionario Biografico degli italiani”, 1981, vol. XXV

N. Danelon Vasoli, voce Giovanni Cini in “Dizionario Biografico degli italiani”, 1981, vol. XXV

N. Danelon Vasoli, voce Giovanni Cosimo Cini in “Dizionario Biografico degli italiani”, 1981, vol. XXV

N. Danelon Vasoli, voce Tommaso Cini inDizionario Biografico degli italiani”, ad vocem 1981, vol. XXV

R. Sabbatini, Di bianco lin candida prole: la manifattura della carta in età moderna e il caso toscano, Milano 1990

S. Lazzeri, N. Macchioni, L. Sozzi, Indagini diagnostiche sulle forme da carta del Museo della Carta di Pescia in "Istituto Storico Lucchese Sezione Pescia-Montecarlo/Valdinievole", n. 13, 2014, pp. 27-38

Sitografia: 

https://www.georgofili.info/contenuti/la-carta-senza-fine-di-pistoia/4149

http://www.informinds.com/demo/filigrane/at/it/documenti/detail/3016.html

https://memoryofpaper.eu/marcosmus/marcosmus.php?id=122