Scudo con banda diagonale /Giorgio Magnani
sec. XVIII/XIX
Coppia di forme gemelle in controparte.
Grazie ai documenti relativi al processo per usurpazione di marca che vide competere Giorgio Magnani contro Enrico Magnani tra il 1860 e il 1861, apprendiamo che, mentre lo stemma con aquila e torre contraddistingueva la carta di prima sorte o qualità, lo stemma con “una sbarra nel mezzo” era invece apposto sulla carta di seconda sorte.
I fogli filigranati giunti fino a noi, adoperati, come di consueto, per gli usi più vari – da scrittura, da disegno, come da musica – rendono testimonianza dell’uso di questa carta filigranata e, a fronte di materiali d’archivio che non ne fanno menzione per gli anni precedenti al processo, ce ne confermano l’esistenza e diffusione ben prima degli anni Sessanta dell’Ottocento.
Misure
Ulteriori misure
Portata (distanza tra i filoni)
FC 342: 2,8 cm
FC 393: 3 cm
Cascio
FC 393: 37,5 x 49,6 cm
Ricavo foglio
FC 393: 32,2 x 44,5 cm
Riferimenti
Materia e tecnica
Notizie Storico Critiche
Origine della filigrana
Le forme della famiglia in oggetto, tutte di formato genovese, sono caratterizzate dalla presenza di uno scudo coronato con all’interno una banda diagonale e, al di sotto di esso, l’iscrizione “Gior.o Magnani” (INV. 342, 363, 393), mentre sull’altra metà della tela troviamo la consueta contromarca “Al Masso”, da sempre legata alla produzione dell’impresa pesciatina. Un altro, ben più folto gruppo di forme Magnani, presenta l'iscrizione "Enrico Magnani al posto di "Gior.o". Distingue il primo gruppo dal secondo, oltre al nome sottostante lo stemma, anche la forma dello stesso: più essenziale e semplificata quella di Giorgio, più arrotondata, con volute arricciate e maggiori dettagli quella di Enrico. Questa distinzione si deve verosimilmente contestualizzare nell’ambito dell’antagonismo che, attorno al sesto decennio dell’Ottocento si venne a creare tra i due rami della famiglia Magnani, quello nobile di Giorgio e l’altro cui apparteneva il “negoziante” Enrico.
Grazie ai documenti relativi al processo per usurpazione di marca che vide competere i due cartai tra il 1860 e il 1861, apprendiamo che, mentre lo stemma con aquila e torre contraddistingueva la carta di prima sorte o qualità, lo stemma con “una sbarra nel mezzo” era invece apposto sulla carta di seconda sorte. In merito al primo tipo, il giudice dichiara Giorgio Magnani l’unico avente diritto di utilizzo della filigrana di famiglia, impedendone l’apposizione sulla carta da parte di Enrico, al quale viene invece consentito l’uso del secondo tipo, quello appunto con banda diagonale, non esclusivo di Giorgio.
Diffusione
I fogli filigranati giunti fino a noi, adoperati, come di consueto, per gli usi più vari – da scrittura, da disegno, come da musica – rendono testimonianza dell’uso di questa carta filigranata e, a fronte di materiali d’archivio che non ne fanno menzione per gli anni precedenti al processo, ce ne confermano l’esistenza e diffusione ben prima degli anni ‘60 dell’Ottocento.
Lo scudo barrato su carta vergata compare su moltissimi fogli a partire dagli inizi del secolo XIX, seppur con qualche variante rispetto alle forme in collezione Magnani: nella quasi totalità dei casi esso è caratterizzato dal sottostante monogramma “GM” – Giorgio Magnani senior – e da una foggia identica a quella che, diversi decenni dopo, intorno agli anni ‘60, adotterà Enrico, come se questi avesse voluto fare uso, per legittimare il proprio operato, di una filigrana con una lunga tradizione alle spalle, mentre, in parallelo negli anni del processo, il competitore Giorgio stava applicandone una versione differente.
Tra i casi in territorio italiano, la filigrana con scudo barrato del “tipo Enrico” come su descritto ma con monogramma “GM”, compare su uno spartito napoletano del 1821 del compositore Tommaso Consalvo (1780-1850 ca.). Per ulteriori rilevazioni, come spesso accade per altre famiglie di forme Magnani, bisogna allargare lo sguardo alle carte esportate all’estero. Filigrane con stemma barrato e monogramma si ritrovano su un foglio brasiliano della regione del Mato Grosso non datato ma usato entro la metà dell’Ottocento, in un manoscritto di Philadelphia del 1819, come in numerosi fogli del prezioso testo indiano del Bagavatha Purana (1840 ca.) e, ancora, sebbene se ne abbia solo una descrizione e non un’immagine, in Nigeria, a Ibadan, su un manoscritto del 1811 (si ringrazia Terence Walz per la condivisione).
Marta Maria Caudullo 2022
Note
Lo studio delle collezioni Magnani è stato affiancato da una sistematica, seppur, inevitabilmente, non esaustiva, consultazione dell'Archivio Storico Magnani di Pescia. L'inventariazione di questo ingente fondo archivisico è in corso di completamento; si indicano pertanto le unità con le segnature provvisorie.
BIBLIOGRAFIA RIFERIMENTI
Tribunale di Prima Istanza di Lucca, Allegazione di diritto e di fatto a favore del nobile Sig. Giorgio Magnani contro il Sig. Enrico Magnani, Firenze 1861
T. Gravell, G. Miller, A catalogue of foreign watermarks found in paper used in America: 1700-1835, New York 1983
Domains of wonder, Selected Masterworks of Indian Painting, catologo della mostra a cura di B.N. Goswamy, (San Diego 2005/2006, Boston 2006, Dallas 2007/2008), San Diego 2005
Sitografia
https://www.wasserzeichen-online.de/wzis/suchergebnis.php
https://memoryofpaper.eu/tecnicelpa/tecnicelpa.php?id=5059
https://www.memoryofpaper.eu/BernsteinPortal/appl_start.disp#R_98