Al Masso/Aquila e Torre - Variante

post 1793/1880 ca.

Variante all'interno della famiglia con filigrana "Al Masso/Aquila e Torre", dove, al posto delle due stelle laterali, troviamo dei tondi, e le ali dell'aquila sono rivolte verso l'alto anziché verso il basso.

Misure

Altezza: 35.2 cm
Larghezza: 48 cm
Profondità: 4.7 cm

Ulteriori misure

Portata (distanza tra i filoni)
 3 cm

Cascio
38 x 49,5 cm

Ricavo foglio
 
44 x 32 cm

Riferimenti

Codice inventario museo: FC 540
Codice catalogo nazionale: 0900784187

Materia e tecnica

Telaio in cipresso (piallatura)
Tela metallica in bronzo fosforoso (tessitura)
Filigrana in chiaro: rame e filo di rame argentato (piegatura e cucitura)
Cascio in cipresso

Notizie Storico Critiche

Origine della filigrana

La forma in oggetto è parte di una serie di forme di formato genovese, contraddistinte per quella che per diversi decenni a partire dalla fine del Settecento è conosciuta come la filigrana caratterizzante la produzione Magnani: su una metà del telaio vi troviamo, infatti, uno scudo coronato con all’interno l’aquila nella parte superiore e la torre in quella inferiore; sull’altra metà, la contromarca “AL MASSO”, la cui denominazione si riferisce ad un opificio da carta di proprietà della famiglia.

Le numerose forme della collezione possono a loro volta distinguersi per una variazione che si rintraccia nei dettagli dello stemma: se, infatti, la maggior parte di esse presenta un’aquila con le ali rivolte verso il basso e due piccole stelle ai lati, le forme contraddistinte dai numeri di inventario  540 e 283, di cui è esempio la forma in oggetto, sono invece caratterizzate dalle ali rivolte verso l’alto e due tondi laterali. 

I documenti d’archivio e, in particolare, il processo che tra il 1860 e il 1861 vide affrontarsi due rami della famiglia Magnani, aiutano a meglio comprendere il legame tra gli imprenditori pesciatini e lo stemma che fieramente inserivano nelle loro carte filigranate. 

È importante soffermarsi sul processo – la cui copia coeva è interamente conservata presso l’Archivio Storico Magnani, corredata da copie di documenti più antichi – proprio perché denso di informazioni sulla storia dei Magnani e della loro attività e ricco di riferimenti ad avvenimenti precedenti. In realtà, esso è solo uno dei frequenti appelli alla giustizia cui ricorsero i Magnani, sin dagli inizi della loro attività: si trattava infatti di difendere il celebre marchio dell’azienda, ben presto divenuto, in Italia e all’estero, sinonimo di carta di finissima qualità. I processi succedutisi dal 1793 al 1860 permettono di comprende l’ingente valore economico associato all’uso dello stemma Magnani, sigillo di una carta che doveva soddisfare un giro assai remunerativo di clientela internazionale, spesso legata da accordi di esclusività. 

I due antagonisti nel 1861 erano Giorgio di Agostino Magnani, discendente del nobile Giorgio di Bernardo, iniziatore della storia imprenditoriale della famiglia, ed Enrico Magnani, proveniente invece da un non meglio identificato ramo secondario della famiglia e detto infatti, semplicemente “negoziante”; l’oggetto della controversia è l’usurpazione del marchio apposto sulle carte filigranate, corrispondente a quello che oggi vediamo negli oggetti della collezione. 
Nella prolusione del nobile Magnani presentata come atto di accusa nel 1861, è chiarito che la carta “di qualità più fina” prodotta dalla storica azienda “da una parte del foglio ha la leggenda  AL MASSO e dall’altra parte ha l’ARME gentilizia della famiglia, esprimente tre rialti, con sopra una fortezza, e due stelle dalle parti, e un’Aquila in cima, e con sotto l’altra leggenda GIORGIO MAGNANI, ovvero Gio.o Magnani”, aggiungendo che “è noto come il credito commerciale della manifattura Magnani, credito estesissimo sulle piazze di Europa, e di America, è dovuto precipuamente a questa qualità di carta rinomatissima in commercio” (Tribunale 1861).

La descrizione su riportata era apparsa per la prima volta il 6 agosto 1793 sulla Gazzetta Universale di Firenze, quando Giorgio Senior, già allora vessato dalle imitazioni illecite, aveva “fatto subito levare l’arme antica della detta Marca stata falsificata da tutte le forme dei suoi edifizi e vi ha fatta sostituire l’arme di sua famiglia esprimente tre rialti con sopra una fortezza e due stelle dalle parti e un’aquila in cima e sotto di essa Giorgio Magnani intieramente scritto”. 

Se ne deduce l’atto di nascita della nostra filigrana, pensata per sostituire una misteriosa “arme antica” che dovette invece circolare negli anni immediatamente successivi all’avvio delle cartiere Magnani a Pescia (1784 è la data di istituzione della cartiera Al Masso ma, come apprendiamo da ulteriori dichiarazioni, Giorgio Senior doveva essere attivo già nel decennio precedente). 

Il processo del 1797 e una circolare del 1807 confermano l’urgenza della necessità di tutelare il celebre marchio, reiterandone pubblicamente la medesima descrizione. 

Quasi sessant’anni dopo, Enrico Magnani, antagonista di Giorgio, si ritrova dunque a confessare di aver copiato la marca, ponendovi da una parte “la identica leggenda Al Masso” e dall’altra “l’Arme Gentilizia del Sig. Giorgio Magnani mutata solo in questo: che in luogo delle due piccole stelle vi sono due piccoli tondi e invece della leggenda Giorgio Magnani o Gio.o Magnani vi oppone la leggenda Gio.i Magnani”. Proprio l’Archivio Magnani fornisce la materializzazione di questa infrazione, grazie a un foglio dal Libro Maestro del 1861-62, su cui appare la filigrana su descritta (ASMP, Sezione Amministrazione, Serie Libri Mastri, O12, Rubrica)
È tuttavia utile segnalare che la variante dei tondi (rappresentata, come accennato, da due forme della collezione), è quella che più frequentemente si riscontra su carte appartenenti a periodi molto precedenti al tempo di Enrico, che non è dunque l’inventore.

La contromarca Al Masso, che si trova sull’altra metà della forma da carta solleva, davanti al giudice, altri problemi. È infatti certo che sin dalla costruzione della cartiera a Pescia (1782-83) – abbattuta poi nel 1984 – il marchio Al Masso costituisse specificità delle sole cartiere Magnani, “qual motto” dice Giorgio Senior nel 1797 “essere sempre stato riconosciuto dai suoi corrispondenti di Genova e Lisbona”, tanto che nel processo dello stesso anno era stato proibito con una deliberazione molto rigorosa non solo al cartaio Bajocchi ma a tutti gli altri fabbricanti di “prevalersi della nostra marca al Masso”.  Tuttavia, col passare del tempo e l’intensificarsi delle imitazioni, la filigrana cessa di essere univocamente legata ai Magnani, tanto che nel processo del 1861 riproponendo l’ennesimo tentativo di giustificazione verificatosi nei decenni addietro, essa viene definita dalla difesa come “comune a tutte le cartiere in Pescia e fuori di Pescia”. “Dal che ne conseguirà” recita infine la sentenza del 31 dicembre 1861 “che la impronta in discorso, non sia più a significare la provenienza della carta in una determinata fabbrica o ragione commerciale, ma indica invece una data qualità di carta la quale appunto sotto questo nome è conosciuta in Europa e in America per modo che la denominazione AL MASSO ha cessato di essere una denominazione arbitraria e fantastica ed è ormai divenuta denominazione generica e necessaria”.
In sintesi, alla fine del processo, si dichiara Enrico colpevole non di aver utilizzato l’iscrizione “Al Masso”, ormai comune alle cartiere del territorio, ma di aver falsificato l’arme Magnani attraverso l’inserimento di piccole e impercettibili variazioni. A sua discolpa però, dicono i giudici, va detto che questo avvenne solo dal 1858, quando Enrico aveva preso in subaffitto due cartiere Magnani in località San Lorenzo. 

Diffusione

In merito alla sola contromarca Al Masso, comparente su una infinità di frammenti o metà di fogli (si vedano i repertori online: Corpus Cartharum Italicarum, Memory of Paper, Gravel and Miller), le informazioni apprese dall’analisi dei processi e delle circolari rendono impossibile, quando essa è isolata, l’individuazione certa di casi di corrispondenza tra il foglio filigranato e la forma della collezione Magnani, sebbene si possa ipotizzare che, ad esempio, provengano da Pescia i frammenti di foglio con marca “Al Masso” che compaiono tra i fogli manoscritti dei coniugi Shelley (cfr. Barker-Benfield 2002), poiché insieme a molti altri più certamente riconducibili all’impresa pesciatina. 

Quando tale contromarca figura invece su un foglio intero insieme allo stemma di famiglia, il terreno si fa più saldo. Gli stessi repertori su citati rilevano anche in questo caso un numero molto consistente di occorrenze, che permette di tracciare una interessante mappa geografica e cronologica. 

Una volta citati, per l’Italia, giusto gli esempi documentati di carte con stemma Magnani rilevate presso un notaio di Cagliari (attività 1806-1859, Corpus Cartharum Italicarum, icpl.cci.XXI.022.a) e su un documento amministrativo di Roma (1825; Laurentius 2016, n. 140) è bene invece soffermarsi sulle attestazioni internazionali.

La ricorrente affermazione relativa al grande credito della carta Magnani soprattutto sulle piazze estere (reiterata, in tempi recenti, nel libro di Carlo Magnani, Ricordanze di un cartaio, 1961) è pienamente confermata dalle filigrane ritrovate all’interno di un manoscritto nord africano del 1822-23 (Heawood 1950) come di quello indiano del Bhagavata Purana (1840 ca.) interamente realizzato sulla carta filigranata in oggetto (Domains of wonder 2005), o ancora su alcuni fogli dell’album persiano della dinastia Qajar (1790-1850), oggi custodito presso gli Harvard Art Museums (An Album of Artists’ Drawing 2017). 

 La carta Magnani era nel frattempo approdata anche nel Nuovo Mondo: la troviamo a New York e in altre cittadine americane su fogli datati al primo decennio dell’Ottocento, su un foglio brasiliano (1821), o sugli spartiti autografi e apografi del musicista Marcos Portugal (fine XVIII- prima metà XIX secolo), tra vecchio e nuovo continente (Marques 2016, Appendice B, nn. 175-178).
Le carte filigranate qui raggruppate per consentire una prima indagine non sono tra loro sempre identiche, ma presentano delle variazioni, dovute verosimilmente all’uso di più forme nel corso degli anni ma anche, parallelamente, possiamo ipotizzare, alla volontà del cartaio di apporre delle modifiche: a parte il caso più eteroclito, nel Qajar Album, di stemmi con  figure diverse al posto della consueta torre, gli altri casi rientrano generalmente nella variante, rappresentata in minoranza nella collezione Magnani, dell’aquila con ali verso l’alto e “tondi” al posto delle stelle laterali, in tempi tuttavia molto anteriori rispetto all’entrata in scena di Enrico come “falsificatore”.  Corrispondenza identica rispetto alla forma da carta dell’altro tipo (ali basse e stelle laterali) si individua invece in uno spartito brasiliano autografo di Portugal (1824/30), su un documento relativo al Catasto del 1842 e nell’"Inventario e stima della cartiera San  Giovanni” del 1876.

Il quadro si arricchisce con uno sguardo ai già menzionati repertori online, dove è possibile reperire decine e decine di immagini di filigrane riconducibili alle forme Magnani, con datazioni concentrate soprattutto nella prima metà dell’Ottocento. Proprio la disamina di questi repertori, le cui schede sono spesso prive di informazioni fondamentali per contestualizzare i fogli, rende evidente la necessità di nuovi approfondimenti che potranno però contare sui dati certi oggi in nostro possesso.

Marta Maria Caudullo 2022

Note

Lo studio delle collezioni Magnani è stato affiancato da una sistematica, seppur, inevitabilmente, non esaustiva, consultazione dell'Archivio Storico Magnani di Pescia. L'inventariazione di questo ingente fondo archivisico è in corso di completamento; si indicano pertanto le unità con le segnature provvisorie.

BIBLIOGRAFIA RIFERIMENTI

Tribunale di Prima Istanza di Lucca, Allegazione di diritto e di fatto a favore del nobile Sig. Giorgio Magnani contro il Sig. Enrico Magnani, Firenze 1861

C. Magnani, Ricordanze di un cartaio, Alpignano 1961

E. Heawood, Watermarks mainly of the 17th and 18th centuries, Amsterdam 1950 [Culver City 2003]

C. Cresti (a cura di), Itinerario museale della carta in Val di Pescia, Siena 1988

Barker-Benfield (a cura di), Bod XXIII: Indexes to the Bodleian Shelley Manuscripts with Addenda, Corrigenda, List of Watermarks, and Related Bodleian, London 2002

Domains of wonder, Selected Masterworks of Indian Painting, catalogo della mostra a cura di B.N. Goswamy, C. Smith, (San Diego 2005/2006, Boston 2006, Dallas 2007/2008), San Diego 2005

S. Lazzeri, N. Macchioni, L. Sozzi, Indagini diagnostiche sulle forme da carta del Museo della Carta di Pescia in "Istituto Storico Lucchese Sezione Pescia-Montecarlo/Valdinievole", n. 13, 2014, pp. 27-38

A. J. Marques, A obra religiosa de Marcos Antonio Portugal (1763-1830), Catálogo temático , crítica de fontes e de texto, proposta de cronologia, Cambridge 2016

T. Laurentius, F. Laurentius, Italian Watermarks 1750-1860, Boston 2016

An Album of Artists’ Drawing from Qajar Iran Dynasty, catalogo della mostra a cura di David J. Roxburgh, Cambridge 2017

Sitografia

https://memoryofpaper.eu/BernsteinPortal/appl_start.disp

https://memoryofpaper.eu/marcosmus/APENDICE_B.pdf

http://www.informinds.com/demo/filigrane/ 

https://memoryofpaper.eu/gravell/