Britannia/Ercole

sec. XVIII/XIX

La forma Magnani con filigrana “Britannia”, nome che deriva da quello usato dagli antichi Greci e Romani per riferirsi alla Gran Bretagna, si distingue per la presenza, sulla metà destra della tela metallica, di una figura femminile con scettro e scudo crociato. Si tratta di una filigrana le cui origini risalgono alla seconda metà del Seicento, utilizzata, inizialmente, soprattutto da cartai olandesi per il mercato inglese. Sono tre le tipologie della forma Britannia, definibili dalla figura visibile sull’altra metà della forma: possiamo così distinguere, nella collezione Magnani, un gruppo di forme con Britannia e “Ercole”, uno con Britannia e corno da caccia, un altro, infine, con Britannia e l’iscrizione “JAMES SPICER & SONS”, elementi posti sempre in contromarca.

Misure

Altezza: 38.3 cm
Larghezza: 48 cm
Profondità: 3.5 cm

Ulteriori misure

Portata (distanza tra i filoni)
 2,8 cm

Cascio
40,2 x 55 cm

Ricavo foglio
34,5 x 47 cm

Riferimenti

Codice inventario museo: FC 001
Codice catalogo nazionale: 0900783831

Materia e tecnica

Tela metallica in bronzo fosforoso (tessitura)
Filigrana in chiaro: rame e filo di rame argentato (piegatura e cucitura)
Cascio in cipresso
Telaio in mogano e pino strobo (piallatura)

Notizie Storico Critiche

Origine della filigrana 

La forma da carta con filigrana Britannia, diffusissima tra i fogli del XVII e XIX secolo, si caratterizza per la presenza, su una metà della forma, della raffigurazione iconica della Gran Bretagna. La donna siede su un trono con in mano uno scettro e un ramoscello e uno scudo crociato ai piedi; la testa è di profilo, mentre sotto il trono figurano delle onde, chiaro riferimento al secolare predominio politico ed economico sui mari. La figura è inserita all’interno di un medaglione ovale coronato.
Prima ancora che nella carta, troviamo la Britannia nella medaglistica inglese prodotta a partire dagli inizi del XVII secolo, derivante da iconografie esistenti sulle monete degli imperatori romani Adriano e Antonino Pio (Susini Rocchetti, 1959). Si conferma così un legame importante tra la prassi figurativa della numismatica e quella dell’arte della filigrana, con un rapporto spesso di derivazione della seconda dalla prima.
Nella fabbricazione di carta filigranata, i primi esempi di una simile iconografia vanno ricercati in prodotti olandesi, dove la donna è accompagnata, sull’altra metà del foglio, dal motto “Pro patria” o altri simboli riferiti all’Olanda: si voleva infatti mettere in evidenza la qualità della carta fabbricata in un paese all’epoca rinomato per questo prodotto, mantenendo allo stesso tempo il riferimento al luogo di destinazione. Ben presto, pur rimanendo olandese il luogo di produzione, i simboli olandesi saranno sostituiti da contromarche con le iniziali dei regnanti britannici (Churchill 1935; Barker-Benfield 2002). 
Non sono finora emersi casi in cui sia possibile associare con assoluta certezza un foglio con filigrana Britannia alla forma Magnani. Potrebbero però essere stati realizzati dalla casa pesciatina alcuni fogli con questa figura trovati all’interno di gruppi di carte certamente Magnani utilizzate per uno stesso prodotto finale, come avviene nel caso del foglio 19a, con filigrana Britannia purtroppo frammentaria, dell'album persiano contenente disegni e stampe realizzato in Iran sotto la dinastia Qajar (1790-1850), oggi custodito presso gli Harvard Art Museums.

Iconografia e rapporto con i Magnani

Il gruppo di forme della collezione Magnani caratterizzate, su una metà, dalla Britannia, si deve ulteriormente suddividere in considerazione delle figure o iscrizioni comparenti nella seconda metà delle forme. 

Nel caso degli inventari 1, 116 (probabilmente una coppia di forme gemelle, utilizzate, cioè, simultaneamente dai lavorenti addetti allo stesso tino, e volte alla produzione di carta con identiche dimensioni e filigrana) e 18, vi troviamo una seconda figura. Si tratta di un uomo inginocchiato e vestito di una toga antica che regge tra le mani in tensione un fascio littorio. Questa immagine risponde alla particolare iconografia di Ercole comparsa a partire dal 1792 in Francia sui gettoni prodotti dai fratelli Monneron (Franca Vanni, comunicazione orale; Graziosi 2018). Si tratta di monete “de confiance” cioè prodotte da privati cittadini per ovviare alla carenza di moneta metallica durante la Rivoluzione Francese. I gettoni Monneron – circolanti tra il 1792 e il 1795 – presentano un Ercole in quasi completa nudità (giusto un panneggio esiguo gli avvolge la gamba muscolosa) in atto di compiere un gesto identico a quello su osservato nella filigrana Magnani, e circondato da iscrizioni di elogio della libertà conquistata dal popolo francese: si configura quindi come un simbolo delle conquiste rivoluzionarie, dove il fascio che non si spezza sta al popolo francese che neanche la forza più emblematica della mitologia, Ercole appunto, può sconfiggere. L’Ercole con il fascio – in piedi, questa volta – compare anche su una medaglia britannica del 1660 con l’effigie di Carlo II sul dritto e, sul rovescio, la Britannia in trono omaggiata dall’eroe greco insieme a Minerva e la Giustizia. 

Posto dunque al 1792 il termine post quem dell’iconografia di Ercole inginocchiato e intento a spezzare il fascio, la combinazione, sulla forma Magnani, di questo con la Britannia in trono potrebbe così far pensare a un periodo di particolare intensità delle battaglie tra Francia e Inghilterra, quello cioè degli anni ‘90 del Settecento, sotto re Giorgio III – esistono d’altronde fogli filigranati con la Britannia da un lato e le iniziali del sovrano dall’altro. Si può ipotizzare che il foglio sia celebrativo nei confronti dell’Inghilterra e che nella figura di Ercole si voglia intendere la Francia stessa, al cospetto della Nazione che, negli scontri degli anni rivoluzionari e poi napoleonici si rivelerà, in effetti, vincitrice. Si segnala, inoltre la presenza, sotto la figura maschile, della cifra 969, il cui significato rimane al momento ignoto, ma i cui caratteri sono identici a quelli che si ritrovano nella cifra 088 apposta sulla tela metallica delle forme Magnani con Britannia e corno postale. Accomuna i due gruppi anche l’iscrizione “John Marshall of T J Marshall and Co” sul telaio delle forme, indice della produzione delle stesse presso la casa londinese (attiva tra 1792 e 1875). L’essenza arborea utilizzatavi, il mogano, è d’altronde tipica della produzione non italiana (Lazzeri, Macchioni, Sozzi 2014)

È dunque interessante e peculiare potremmo dire della casa Magnani, il cui patrimonio ci abitua a situazioni di questo tipo, trovare nelle presenti forme da carta raffigurazioni legate a luoghi e riferimenti lontani rispetto al territorio pesciatino, che si contestualizzano nel tipo di traffici nei quali da sempre si essi impegnarono, desiderosi di volgersi alla conquista di mercati internazionali.

Diffusione

È raro, per il tipo di strumenti che si stanno analizzando, riuscire a circoscriverne con precisione la cronologia, specie, come per l’intero gruppo pesciatino di “Britannia”, quando non si conoscono esatte corrispondenze in fogli filigranati. Possiamo tuttavia aggiungere alcuni riferimenti archivistici, che arricchiscono la nostra conoscenza dei rapporti dei Magnani con l’Inghilterra. 

Dal cospicuo e ancora poco esplorato Archivio della famiglia Magnani è infatti emersa la Convenzione di Rappresentanza stipulata nel 1905 tra Enrico Magnani e il Sig. C.L. Richmond (ASMP, Sezione Amministrazione, serie Carteggio, Sottoserie Corrispondenza estera, B/214, Carte sciolte), incaricato di rappresentare le carte Magnani sulle piazze di Londra, contratto verosimilmente significativo per altri possibili precedenti (finora) non giunti alla nostra conoscenza. 

Se poi si considera l’interessante termine “carta all’inglese”, che compare nell’inventario della carte redatto nell’ambito della fondamentale Relazione del perito Calamari nel 1827 (ASPe, Vicariale, filza n.1986, inserto n. 4, si veda nota per riferimento completo), e che trova riscontri, dopo una sorta di “lacuna” archivistica, negli inventari delle carte delle cartiere Magnani degli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, si potrebbe ipotizzare che l’impresa pesciatina, probabilmente già a partire dal primo, intraprendente esponente, Giorgio di Bernardo, abbia prodotto carte con figurazioni pensate ad hoc per il mercato inglese, inserendosi in un circuito ben strutturato di contatti, tenendovi saldamente il posto sulle piazze britanniche almeno per un secolo. 

Marta Maria Caudullo 2022

Note

1. Lo studio delle collezioni Magnani è stato affiancato da una sistematica, seppur, inevitabilmente, non esaustiva, consultazione dell'Archivio Storico Magnani di Pescia. L'inventariazione di questo ingente fondo archivisico è in corso di completamento; si indicano pertanto le unità con le segnature provvisorie. 2. Riferimento archivistico Relazione Calamari: ASPe, Vicariale, filza n.1986, inserto n. 4, "Relazione del Perito Domenico Ilario Calamari in causa Sannini, cav. Bartolomeo Nucci, e Domenico Marchetti nei NN. Magnani, e Magnani, Magnani ne' Rossi, e Rossi medesimo"

BIBLIOGRAFIA RIFERIMENTI

W. A. Churcill, Watermarks in paper in Holland, England, France, etc. in the XVII and XVIII centuries and their interconnection, Amsterdam 1935

G. C. Susini, L. Rocchetti, Voce Britannia in “Enciclopedia Treccani” - “Enciclopedia dell' Arte Antica”, 1959

A. M. Onori, "Giorgio Magnani e F.", una famiglia di industriali della carta tra Settecento e Ottocento, in C. Cresti (a cura di), Itinerario museale della carta in Val di Pescia, Siena 1988

Barker-Benfield (a cura di), Bod XXIII: Indexes to the Bodleian Shelley Manuscripts with Addenda, Corrigenda, List of Watermarks, and Related Bodleian, London 2002

S. Lazzeri, N. Macchioni, L. Sozzi, Indagini diagnostiche sulle forme da carta del Museo della Carta di Pescia, in "Istituto Storico Lucchese Sezione Pescia-Montecarlo/Valdinievole", n. 13, 2014

David J. Roxburgh (a cura di), An Album of Artists’ Drawings from Qajar Iran Dinasty, catalogo della mostra, Cambridge 2017

G. Graziosi, Médailles de confiance. Monete di necessità dei fratelli Monneron, in “Panorama numismatico”, n. 339, maggio 2018